Lo scorso venerdì pomeriggio sono andata a una conferenza sulla lettura alla Biblioteca Civica di Verona.
Sono arrivata giusto in tempo e la sala che ospitava la conferenza era già gremita di giovani studenti e persone interessate. Neanche un angolino dove mettersi ad ascoltare in piedi (due ore), figuriamoci una sedia. Sono lì che mi guardo attorno, quando un’addetta della biblioteca mi fa cenno che avanti ci sono due sedie libere. Mi avvio svelta. Posto in prima fila. È un segno. Per me che credo ai segni. Appena mi siedo, un signore si gira verso di me e mi dice con tono garbato: «Ha un buon profumo, complimenti.» Lo ringrazio, anche perché sembra uno spontaneo e sincero apprezzamento. Allora gli chiedo cosa lo avesse portato alla conferenza, di cosa si occupava. Lui mi risponde che è stato un enologo e ovviamente sa cogliere molte sfumature olfattive di moltissime sostanze. Alla conferenza però è venuto perché interessato alla lettura digitale: «A me il Kindle mi ha cambiato la vita: prima non leggevo adesso leggo tanto, soprattutto saggi, ed è un modo pratico di portarsi dietro tantissimi libri.»
Infatti, il titolo della conferenza era “Schermo nero, pagina bianca” e aveva come punto centrale la dicotomia tra analogico e digitale, vera o presunta.
Gli interventi dei relatori oltre al tema in oggetto avevano un tratto comune: l’espressione del dubbio, che induce lo studioso a procedere con passi cauti nell’analisi e nella ricerca di definizioni.
Diversi gli argomenti toccati che mi hanno fatto riflettere su alcune tematiche legate alla lettura. Citerò soltanto alcuni pensieri dei relatori trascritti velocemente sul mio quadernino.
Il libro cartaceo ha sempre subito degli adattamenti, restando al passo con la “tecnologia” e ha sempre adattato la sua struttura anatomica tradizionale, la pagina, alla leggibilità, in risposta alle leggi del cambiamento.
La pagina rimane la principale via d’accesso alla lettura e al sapere.
La lentezza di girare una pagina e pensare mentre il digitale velocizza il gesto, ma lascia spazio ad altre “aperture”.
La tecnologia oggi ci fa scrivere e leggere più che nel passato. L’uso degli smartphone ha modificato le relazioni sociali, non ci si telefona quasi più, ci si scrive e questo modifica senz’altro l’uso del nostro tempo.
L’apprendimento per immagini è più diffuso: guardare è più facile che leggere.
La lettura sebbene abbia subito delle metamorfosi non si è mai velocizzata e richiede concentrazione e tempo, una immersione profonda…
E forse è qui la qualità che bisognerebbe preservare. Studiare una chiave di accesso per mantenere una profondità di lettura. Anche nella lettura condivisa ad alta voce, che facciamo con il Club delle Accanite Lettrici, nei laboratori di lettura in biblioteca con NoiSuperlettori, e in quelli nelle classi con Venerdì d’autore a scuola.
Si partecipa, nascono le idee, si migliorano i progetti.
Il signore seduto accanto a me è scappato via prima dell’ultimo intervento. Poco dopo, anch’io sono dovuta fuggire, l’imperscrutabilità del quotidiano imponeva il ritorno all’auto, parcheggiata per una sosta di massimo due ore! Bisognerebbe sincronizzare il tempo dei parcheggi e delle conferenze. Ma la tecnologia mi viene in aiuto, corro a scaricare l’app per il pagamento col telefono!
Alla conferenza Schermo nero Pagina bianca sono intervenuti (in ordine alfabetico):
Federica Fioroni
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
“Lettura e Neuroscienze”
Federica Formiga
Università degli Studi di Verona
“Il lettore da Gutenberg a Zuckerberg”
Alberto Raise
Biblioteca Civica di Verona
“Investire nella lettura fin da piccoli”
Giovanni Solimine
Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’
“Fare rete con la lettura”
Maurizio Vivarelli
Università degli Studi di Torino
“La lettura nella filiera del libro. Modelli, pratiche, prospettive di analisi”